È un vino senza fronzoli. Completamente granato alla vista, ma ammaliante per luminosità e trasparenza propria del nebbiolo. L’olfatto, nitido e vibrante, punta dritto all’essenziale: petali essiccati nascondono quasi il fruttato di lampone e chinotto, mentre è netta e centrale la sensazione di liquirizia, che racchiude in profondità note carnose e ferrose e, sullo sfondo, tracce di terra bagnata. In bocca è deciso e non concede alcuna indulgenza alle rotondità. Il sorso è assolutamente teso, grazie all’acidità, che gioca un ruolo decisivo nell’esaltare la trama tannica fitta e sottile. I tannini, a loro volta, si espandono progressivamente, fondendosi con una notevole sapidità e rendendo il vino assai gustoso. Sono tannini di una grande vendemmia, maturi e ben estratti, che danno spessore ed energia a questa alta espressione di Sassella, senz’altro godibile oggi, ma capace di evolvere ulteriormente negli anni a venire.
Siro Buzzetti è impiegato alle Poste e fa vino nel tempo libero, contando su un minuscolo appezzamento di vigna nella Sassella. Quando ci siamo incontrati, 3 anni fa a Sondrio, non aveva neanche una cantina da farmi visitare, perché vinificava utilizzando tino e botti in prestito. Eppure il suo vino mi ha colpito fin da quella prima volta che l’ho assaggiato e, vendemmia dopo vendemmia, continua a essere un Sassella preciso, espressivo e di grande bevibilità.