Roagna nasce nel cuore delle Langhe intorno al 1880, con Vincenzo e Rosa che producono le prime bottiglie di un vino che circa un secolo dopo si sarebbe chiamato Barbaresco. A guidare l’azienda ci sono oggi la quarta e la quinta generazione della famiglia, Alberto Roagna e il figlio Luca, proprietari di 15 ettari vitati, con 5 vigneti storici a Barbaresco e a Barolo: Asili, Carso, Montefico, Pajé e Pirà.
L’azienda produce Barolo, Barbaresco, Dolcetto, Barbera, Barolo chinato e Grappa. L’obiettivo è produrre vini che rispecchino il territorio, lavorando con vecchie viti (età minima 40 anni), con apparati radicali molto profondi e vinificando le singole parcelle per esaltare le diverse caratteristiche. Le vigne non vengono fertilizzate e il suolo è completamente inerbito, in modo da stimolare le radici a svilupparsi in profondità. E poi, un patrimonio di legni ricavati dalle piante madri di ciascun vigneto: selezione massale e non clonale, quindi. In cantina sono utilizzati lieviti indigeni, lunghe macerazioni a cappello sommerso e affinamenti in botte grande.
Le uve per questo Dolcetto D’Alba provengono dalle vigne Pajé e Carso. Pajé è uno dei vigneti storici di Barbaresco e si trova al centro della superficie vitata del paese: è particolarmente ricco di marne calcaree, con alto contenuto di calcare attivo, e si apre sulla vallata del fiume Tanaro, che mitiga gli inverni freddi e le estati calde. È una piccola lingua di terra esposta a sud-ovest. Il vigneto storico Carso è prossimo alle rocche di Barbaresco, con esposizione a est e suolo argilloso calcareo sabbioso.
Le viti per questo vino hanno un’età minima di oltre 45 anni. La raccolta avviene nel mese di settembre, a perfetta maturazione fisiologica. La vendemmia è manuale, in piccole cassette, poi l’uva è sottoposta a due selezioni manuali per controllare la perfetta integrità degli acini. La fermentazione avviene esclusivamente in tini di legno, con pied de cuve di lieviti indigeni, e si protrae per una decina di giorni. La macerazione, secondo la tecnica di steccatura a cappello sommerso, dura circa 3 mesi. Affinamento per 12 mesi in botti di rovere neutre, prima dell’ingresso in bottiglia.
Il colore è rosso rubino, intenso e profondo ma vivace, con delle sfumature color porpora.
Il primo impatto al naso regala note di frutti rossi freschi (more, mirtilli, amarene) e leggere note speziate di pepe. Ruotando il bicchiere permangono i frutti e si liberano note floreali di violetta.
Il sorso invade la cavità orale ancora di piccoli frutti, un’acidità ben presente e i tannini appena percettibili accompagnano una buona persistenza. Leggero ed elegante, invoglia a berne un altro calice.
Abbinamenti? Penso a salumi o formaggi freschi e a secondi di carni bianche, non troppo strutturati (faraona arrosto ripiena).