Iglesias, settimana santa 2023, dopo due anni finalmente riesco a visitare questa bellissima città sulla costa sud occidentale della Sardegna, ma soprattutto riesco ad organizzare un incontro con Paolo Pitzolu, proprietario dell’azienda agricola Arriali Winery. L’attesa era tanta e di sicuro le mie aspettative con sono state tradite. Appena arrivati, finalmente conosciamo lui, Paolo, dal vivo e non solo tramite cellulare e social media. Eccentrico e geniale, ci accoglie nel suo piccolo angolo di paradiso e ci racconta la sua storia e le sue idee. Dopo aver completato il percorso di laurea in Agraria a Sassari e quello di scienze Viticole Enologiche ad Asti, raggiunge Madrid per un master internazionale in viticoltura ed enologia per poi svolgere esperienze dirette in Toscana, Piemonte, Saint Emillion, Pomerol Chile, Sud Africa, Chateauneuf du Pape, presso Vieux Tèlègraphe e in Argentina presso la prestigiosa famiglia Zuccardi.

Completate queste esperienze bellissime e fortemente educative, dove ogni sguardo, ogni appunto, ogni insegnamento, sarebbe stato utile per il suo futuro, decide di tornare in Sardegna, nella sua terra d’origine e di realizzare proprio qui il suo sogno, qui dove tutto è iniziato! Oggi dopo cinque anni e tanta gavetta alle spalle, produce all’incirca 5000 bottiglie all’anno, in costante aumento.

Le etichette sono cinque ma anche in questo caso, sempre in evoluzione. Le sue tecniche sono un perfetto equilibrio fra la tradizione e l’innovazione, tutti i vini, da lui definiti “figli” attraversano severi e meticolosi controlli e passaggi, per salvaguardare quello che il territorio deve trasmettere e soprattutto il progetto che Paolo persegue, l’autenticità.

Le due etichette di vino bianco affinano nove mesi prima dell’uscita in commercio e vengono lavorati con crio ossigenazione e iperossigenazione. I vini rossi affinano dai 28 ai 30 mesi in Tonneaux e barrique di rovere francese di quarto passaggio.
Dopo averci raccontato l’azienda e il suo progetto, e averci mostrato la sua cantina, ecosostenibile e a bassissimo impatto ambientale, è stato il momento dell’attesa degustazione.

I protagonisti sono stati: Punta San Michele, Punta Arbona, Linasia, Arriali e Marganai.

“Punta San Michele” è stato il primo vino degustato. Vermentino di Sardegna Dop appena versato nel bicchiere, ci illumina col suo giallo paglierino acceso e brillante. Al naso è intenso ma elegante, la sensazione iodata spicca subito, cosi come quella di frutto croccante e fiori bianchi. In bocca è fresco e ritroviamo subito quella bella salinità che sentivamo al naso, tuttavia non è prepotente, piuttosto avvolgente. Invoglia la bevuta e subito lo immaginiamo servito con un rollè di tacchino ripieno. Successivamente è il turno di “Punta Arbona”. In questo caso si tratta di Moscato di Sardegna, secco, ed è importante sottolinearlo in quanto non sono molti i produttori che riescono ad esaltare la versione secca di questo vitigno, impiegato solitamente come vino da dessert. In naso è dolce, quasi di vaniglia nera e mandorla, ma in bocca è la sorpresa vera; la spalla acida è netta, la dolcezza nel naso viene frenata da una eleganza e una finezza uniche. Perfetto abbinamento sarebbe in questo caso una fregola carciofi e dolce sardo. Il terzo vino è “Linasia” un vino rosè ottenuto da un blend di Syrah, Merlot e Carignano. Vino dal bellissimo color rosa cerasuolo mi ha immediatamente conquistato per la sua vivacità, per l’intensità dei suoi profumi di mora, mirto e pepe rosa, per una bocca appagata e in pieno equilibrio. Sempre in bocca ritorna la speziatura, la succosità di un ribes nero, il corpo dato dai vitigni presenti. Perfetto con un tataki di tonno appena scottato. Passando ai rossi, è stato il turno di “Arriali”, vino che porta in sé il nome dell’azienda e nell’omonima zona in cui la stessa si trova, è il Carignano 100%. Per dare forza e personalità a vino, Paolo una percentuale di raspi lignificati, e devo dire che riesce bene nel suo intento. Dal colore rubino intenso, entrando nel bicchiere, realizza al sole giochi di luce. Vivace e con una bella trasparenza, al naso è molto intenso. Frutta fresca appena raccolta, una nota di erbe aromatiche e balsamicità finale lo contraddistinguono. In bocca si sente la ciliegia matura, il mirto, il rosmarino e una nota finale di eucalipto. Perfetto accompagnamento per gli arrosticini di pecora. Infine, la nostra degustazione volge verso la conclusione con l’ultimo vino di questa giovanissima azienda, “Marganai”. Forse il più complesso e strutturato, si compone per il 75% di Syrah, 15% Merlot e 10% Carignano, anche se, come dice Paolo, ogni annata, essendo frutto di sperimentazioni al fine di migliorare sempre di più il prodotto finale, cambia, nelle percentuali e nelle lavorazioni. In questo caso, rispetto ad Arriali, il colore è più intenso, quasi impenetrabile. Il naso anche qui è forte e piacevole. Alle sensazioni fruttate di amarena e mirto, si aggiungono quella di spezie e erbe officinali, in bocca inoltre abbiamo una sensazione sapida e minerale data dal suolo vulcanico. Una buona constante acida e una persistenza importante, lo rendono adatto anche a piatti molto strutturati e in ogni caso ad essere in grado di accompagnare a tutto pasto.

Che dire, è stata una giornata unica. La degustazione è stata un vero e proprio viaggio nell’Iglesiente. Siamo riusciti ad apprezzare tutte le caratteristiche dei vini, complice anche la bellissima cornice che ci circondava, tanto cara a Paolo che la protegge e la coccola. Lui che si dedica 365 giorni l’anno 360 gradi alla sua azienda e agli ospiti che hanno voglia di conoscerla e abbracciare il suo progetto. Lui che crea i propri vini combinando diversi vigneti provenienti da diverse aree della Sardegna caratterizzate da particolari condizioni pedo-climatiche che personalmente sceglie e segue passo passo, proprio come farebbe un padre amorevole. Lui che, definito dalla coldiretti “Il sarto del vino”, per citare le sue parole, vede la vendemmia come una tela bianca dove si possono dipingere e raccontare il proprio territorio e le proprie esperienze.